La neve in montagna: sparisce anche senza fondere, ecco perché!
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Di questi tempi, con le temperature al di sopra dello zero anche in quota, la neve sulle nostre montagne va incontro ad una irrimediabile fusione. Ma se le temperature fossero al di sotto dello zero, come accade durante l’inverno? Niente paura la neve, per poca che sia, non fonde, non se ne va. E chi l’ha detto? È probabilmente quello che avranno pensato molti lo scorso inverno lungo l’arco alpino, credendo di poter contare su quel paio di nevicate per essere a posto per l’intera stagione. E invece no, come mai?
La neve depositata al suolo, va incontro ad una complessa serie di processi fisici che ne trasformano profondamente le caratteristiche originarie. Anche la neve evapora ma soprattutto sublima: cosa significa? Significa che, in caso di aria secca pur con temperature prossime allo zero, il manto nevoso si assottiglia senza fondere. E allora dove va a finire quella neve?
Se la neve fresca è formata da agglomerati cristallini inframezzati da numerose intercapedini di aria, la neve vecchia tende invece a formare uno strato più compatto per via dell’umidità contenuta al suo interno. Proprio questa umidità viene ceduta all’atmosfera ed ecco che la nostra neve perde di spessore, pur molto lentamente.
L’eventuale presenza di vento che oppone anche una erosione eolica fa in modo che la nostra neve non sia eterna così come potremmo credere quando la temperatura rimane sotto lo zero.
È quello che accade, sia sulle Alpi, che lungo l’Appennino. La scarsità di precipitazioni e la presenza molto frequente di venti secchi causa una consistente sublimazione della poca neve caduta. La neve superstite, che poi ai primi tepori fonde, produce quindi ancora meno acqua di quella che avrebbe prodotto potenzialmente con una fusione più rapida.